Un hooligan nell’UNFCCC
Posted on 08. Oct, 2010 by Andrea Cinquina in E.U., Italy
La mia giornata è cominciata con un intervista in diretta che Justin.tv/one climate, il noto canale di live streaming, ha fatto a me e Stacey - la tracker russa.
Adam, il ragazzo che l’ha condotta, mi ha messo subito a mio agio dicendo che il mio aspetto fisico ricorda più quello di un hooligans da stadio che di un tracker dei negoziati dell’UNFCCC. Vabè.
In seguito io, Ole e Ferran, i tracker di Germania e Spagna, abbiamo pranzato insieme ad un delegato di un “non precisato” paese dell’Unione Europea fornendoci un breve riassunto sull’attuale situazione del’Unione.
Cominciando a parlare del più e del meno, siamo poi arrivati a scendere più nei dettagli: secondo lui all’interno dell’Unione non ci sono paesi “buoni” o paesi “cattivi”, ma semplicemente ogni paese può avere buone idee su alcuni argomenti e idee meno buone su altri.
Il nostro nuovo amico ci ha raccontato come durante le riunioni interne dell’UE vi siano delle discussioni su diversi argomenti, come ad esempio il taglio delle emissioni del 20 o del 30% entro il 2020 rispetto i valori del 1990.
In un caso come questo, dove si è di fronte alla presenza di paesi che vorrebbero raggiungere il 30% della riduzione delle emissioni di anidride carbonica a prescindere dall’evoluzione dei negoziati e di paesi meno “progressisti” sull’argomento, la politica dell’Unione Europea risulta molto semplice: quando non vi è una intesa su un dato argomento si ritorna sull’ultima decisione presa di comune accordo - quella pre-COP15, ovvero un taglio delle emissioni al 30% applicabile solamente sotto determinate condizioni (leggasi un accordo globale).
Quindi questa è un po’ la conferma di come in realtà non si siano fatti passi in avanti.
Il delegato ci ha anche detto che questa situazione di inerzia globale dipende soprattutto dal fatto che Cina e Stati Uniti siano molto statici; in particolare ha evidenziato la situazione cinese che vede il contrapporsi di importanti politiche domestiche per contrastare i cambiamenti climatici ad un ruolo passivo a livello internazionale. Per lui questo dipende soprattutto dalle decisioni politiche nazionali prese ad un livello più alto rispetto al semplice mandato per i negoziatori in seno all’UNFCCC.
In ogni caso, alla nostra domanda se fosse ottimista o meno su Cancun, ha risposto che è tanto ottimista quanto non pessimista. Risposta di rito, ma accompagnata da una semplice e chiara delucidazione. Per lui dopo il disastro di Copenhagen si è dovuto ricostruire tutto dal principio, e quindi ogni progresso effettuato rappresenta un mattone in più che si è aggiunto.
Mentre se per Copenhagen c’erano fortissime aspettative, per Cancun non è così, e questo può essere un motivo per essere ottimisti: tutto quello che verrà fuori dal COP16, per quanto piccolo sia, sarà comunque un qualcosa in più rispetto il disastro del COP15 da dove si è tornati a casa con solamente i cocci del vaso.